Disperazione, fiducia e fare la differenza. Una versione secolare dell’argomento morale kantiano
Pubblicato 2022-06-28
Come citare
Abstract
Quelli di noi che amano alcuni prodotti dell'economia industriale globale, ma credono anche che sia sbagliato consumarli, sono spesso così demoralizzati dall'apparente inefficacia delle nostre scelte individuali e private che non riescono a resistere. Pur essendo un deontologo, Kant era chiaramente consapevole di questo lato “dipendente dalle conseguenze” della nostra psicologia morale. Una versione della sua “prova morale” è stata concepita per rispondere alla minaccia di tale demoralizzazione nel perseguire il Sommo Bene. Questa versione dell'argomentazione sostiene che la capacità della fede e della fiducia in Dio di sostenere la nostra determinazione morale, da un punto di vista pratico, licenzia tale fede e fiducia. Il mio obiettivo qui è quello di sostenere che la prova di Kant ha un analogo contemporaneo, laico, nei moderni contesti industriali, dove l'apparente “inefficacia” delle scelte di un singolo consumatore di fronte a catene di distribuzione massicciamente insensibili è una minaccia alla sua determinazione morale. Il mio suggerimento è che l'approccio kantiano può autorizzarci ad adottare (come elemento di fede morale come elemento di convinzione morale sconfessabile) un principio decisionale-teorico di tipo probatorio su cosa significhi “fare la differenza”. Questo a sua volta autorizza la fiducia, se non in Dio, in altre persone di buona volontà.